L’ 11 marzo 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato lo stato di pandemia da Covid-19 nota anche come Sindrome Respiratoria Acuta grave da Corona Virus 2 (SARS-CoV-2).
SARS-CoV-2 è un virus strettamente correlato a due coronavirus appartenenti al gruppo dei β-coronavirus (SARS-CoV; MERS CoV) derivati dai pipistrelli e capaci di trasmettersi da uomo a uomo tramite goccioline o contatto diretto, provocando infezioni del tratto respiratorio superiore e inferiore.
Il decorso clinico dell’infezione appare fortemente influenzato dallo stato in cui viene a trovarsi il sistema immunitario dell’ospite, dunque individui con immunodeficienza, condizioni immunitarie sub-ottimali, e affetti da altre e diverse patologie potrebbero presentare un decorso clinico meno favorevole.
Particolare suscettibilità per le ragioni suesposte, la mostra la popolazione anziana, che molto spesso vede coesistere oltre alla fisiologica perdita di efficienza del sistema immunitario, tipica della senescenza, la presenza di diverse patologie ad andamento cronico o acuto.
Di contro la popolazione giovane e in buone condizioni di funzionalità immunitaria sembrano superare velocemente e brillantemente il decorso clinico di Covid-19.
Auspicandoci, che la pandemia possa trovare rimedio in una soluzione vaccinale e/o farmacologica il più presto possibile, la nostra sola arma a disposizione per mitigare i suoi effetti, oltre alle imprescindibili regole di evitamento sociale, è quella di rafforzare e mantenere in uno stato di massima efficienza il nostro sistema immunitario.
In questo contesto ci viene incontro la giovane e promettente scienza dell’immunonutrizione che studia e spiega gli strettissimi legami tra nutrizione e stato immunitario e trovando proprio nella nutrizione la causa di numerose malattie e il fondamento del benessere psico-fisico.
Nell’immunonutrizione ampio spazio viene occupato dall’analisi del microbiota al punto che non sarebbe esagerato ammettere che buona parte dell’immunonutrizione è finalizzata a promuovere quello stato di eubiosi intestinale comunemente definito equilibrio della flora batterica intestinale.
L’interesse verso il microbiota intestinale è stato suscitato della scoperta che quelle centinaia di migliaia di batteri che vivono nel nostro intestino sono tutt’altro che batteri inerti e inutili all’organismo, ma al contrario indispensabili per un corretto sviluppo e funzionamento delle diverse funzioni corporee per cui quella digestiva, psicologica e immunologica ne sono maggiormente influenzate.
IL MICROBIOTA INTESTINALE E LE INFEZIONI RESPIRATORIE
Il microbiota intestinale, come già detto, oltre alle funzioni metaboliche nell’ospite, svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo, nell’istruzione e nell’innesco del sistema immunitario.
In primo luogo, i metaboliti batterici generati dai commensali intestinali contribuiscono al mantenimento dell’integrità epiteliale intatta e di uno stato immunitario relativamente anti-infiammatorio e allo sviluppo dei linfociti T regolatori.
In particolare, gli acidi grassi a catena corta (SCFA) come acetato, propionato e butirrato sono prodotti dalla fermentazione delle fibre alimentari e dei carboidrati da parte di batteri intestinali.
Oltre ad essere un’importante fonte di energia per le cellule epiteliali intestinali, gli SCFA promuovono lo sviluppo di cellule T regolatorie, inducono cellule dendritiche “tollerogene” nella mucosa intestinale, (cioè sostanzialmente antiallergiche) e limitano l’autoimmunità.
Allo stesso tempo, i metaboliti microbici sono parte integrante nel promuovere le risposte immunitarie nell’intestino contro i patogeni, inclusa la secrezione induttiva di citochine e defensine .
Pertanto, i prodotti del metabolismo del microbiota sono parte integrante della regolazione dell’appropriata dell’integrità della barriera mucosale e dell’omeostasi immunitaria.
Mentre questa è ancora un’area in fase di intensa indagine, un esempio notevole è stato la scoperta che i batteri filamentosi segmentati sono promotori critici della produzione di IgA (immunoglobuline secretorie) della mucosa intestinale e dell’induzione delle cellule Th17, entrambi agenti di difesa dalle infezioni.
Le interazioni tra le infezioni del tratto respiratorio e il microbioma intestinale sono bidirezionali. Mentre le infezioni virali respiratorie possono modificare il microbioma intestinale, il microbioma intestinale modella anche le risposte immunitarie adattive contro i patogeni respiratori.
Il microbioma intestinale è essenziale per innescare le risposte immunitarie innate anche contro le infezioni polmonari. Durante le infezioni virali, il grado di risposta dei macrofagi ai virus respiratori dipende dalla presenza di microbi intestinali.
I macrofagi di animali trattati con antibiotici, cioè privi della normale flora batterica, hanno mostrato risposte difettose all’insulto virale e una ridotta capacità di limitare la replicazione virale, suggerendo che il microbiota intestinale fornisce una stimolazione immunitaria che stabilisce una “soglia di attivazione” per le risposte immunitarie antivirali innate.
L’assunzione dietetica di probiotici consente la loro intima interazione con la mucosa intestinale e il suo sistema immunitario che ospita la maggior parte delle cellule immunitarie del corpo.
I probiotici modulano la risposta immunitaria e infiammatoria nell’intestino attraverso la loro interazione con cellule epiteliali intestinali, cellule M nei cerotti di Peyer e DC (cellule dendritiche).
Gli effetti dei probiotici sul sistema mucoso non si limitano all’intestino, infatti i suoi effetti modulatori sono osservati nelle altre posizioni del sistema mucoso come il tratto respiratorio superiore.
Diversi studi hanno indicato che i probiotici potrebbero indurre citochine pro-infiammatorie per facilitare la risposta immunitaria contro l’infezione e potrebbero anche indurre citochine anti-infiammatorie per mitigare l’eccessiva reazione infiammatoria che porta a un’omeostasi equilibrata.
Covid-19 nei decorsi clinici più gravi presenta una forte risposta infiammatoria, a sua volta innescata da una sovrabbondante produzione di citochine infiammatorie, che è in realtà la vera causa della sua pericolosità.
Per questo risulta importante che lo stato immunitario, trovandosi in uno stato di piena efficienza, riesca a rispondere in maniera adeguata ed equilibrata all’insulto virale.
Più rilevanti per l’applicazione clinica, i probiotici hanno dimostrato di migliorare la resistenza dell’ospite contro le infezioni.
Ad esempio, studi hanno riportato che il latte fermentato contenente Lactobacillus ha ridotto la durata delle infezioni respiratorie e gastrointestinali.
Un’idea generalmente accettata è che questi effetti dei probiotici sono legati alla loro capacità di rafforzare la barriera intestinale e aiutare a mantenere la normale permeabilità, competendo con i microrganismi patogeni nell’intestino per i nutrienti e l’attaccamento all’epitelio intestinale e regolando le funzioni delle cellule immunitarie per eliminare l’infezione, prevenendo un’eccessiva risposta ed infiammazione.
I probiotici esercitano i loro effetti protettivi contro le infezioni attraverso molteplici meccanismi.
Un carattere unico che li separa da altri nutrienti e sostanze fitochimiche non nutritive è il fatto che sono batteri stessi, e un meccanismo importante per la loro proprietà anti-infezione è il loro impatto diretto sui patogeni indipendentemente dal sistema immunitario.
Sono in competizione con i patogeni per la colonizzazione dell’epitelio e rilasciano anche sostanze antimicrobiche che portano a un microambiente sfavorevole per i patogeni.
DIETA E SUPPORTO DEL SISTEMA IMMUNITARIO
Un’alimentazione adeguata è un fattore importante che consente il normale sviluppo del sistema immunitario e la sua corretta funzione per tutta la vita, sebbene lo studio della relazione tra alimentazione e funzione immunitaria sia relativamente recente.
La malnutrizione è una condizione che si verifica quando la dieta di una persona non contiene la giusta quantità di nutrienti e può riferirsi sia alla denutrizione che alla sovralimentazione. Tradizionalmente, lo studio dell’interazione tra nutrizione e infezione ha incluso il ruolo dell’infezione nel definire lo stato nutrizionale e il ruolo dell’alimentazione nel determinare i meccanismi di difesa dell’ospite come meccanismi in grado di influenzarsi vicendevolmente.
La monografia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 1968 su “Interazioni tra nutrizione e infezione” ha presentato i meccanismi che collegano l’infezione e il cattivo stato nutrizionale.In seguito allo sviluppo dell’immunologia come scienza, sono state ottenute prove crescenti anche per dimostrare come la malnutrizione può impedire la resistenza alle infezioni e alla risposta immunitaria.
In effetti, come abbiamo precedentemente detto, i nutrienti svolgono un ruolo importante nello sviluppo e nella funzionalità del sistema immunitario e qualsiasi carenza, singola o multipla, è spesso la causa di un’immunità compromessa.
La comprensione che la malnutrizione proteico-energetica (PEM) non è legata solo ad un esiguo apporto di calorie e proteine ma comporta anche insufficienze nell’approvvigionamento cellulare di più micronutrienti, serve a evidenziare l’importanza di specifici micronutrienti (vitamina A, Fe, Zn e Cu) e le loro rispettive proteine trasportatrici su componenti specifici e non specifici della risposta immunitaria.
Questa conoscenza ha portato alla necessità di includere l’immunità come collegamento all’interno della relazione tra alimentazione e infezione.
Il supporto dietetico della funzione immunitaria prevede oltre all’immancabile presenza di alcuni elementi essenziali, come zinco, rame, selenio, Vitamina E, vitamina D, Omega-3, anche e soprattutto l’adeguatezza del piano dietetico.
Molto spesso infatti è proprio la popolazione anziana ad essere suscettibile alle infezioni anche a causa di frequenti carenze sia in termini di calorie ma soprattutto in termini di proteine.
Sappiano che l’avanzare dell’età porta con sé un certo grado di depauperamento delle riserve proteiche dell’organismo, meglio nota come sarcopenia, a causa di un concomitante aumento dei processi catabolici e diminuzione di quelli anabolici, che ha come conseguenza l’aumento del fabbisogno proteico al fine di controbilanciare le stesse perdite.
Purtroppo il nostro sistema immunitario e pressoché costituito da proteine ed è facilmente intuibile come uno stato di malnutrizione proteica possa provocare inefficaci risposte immunitarie agli agenti perturbanti provenienti dall’esterno.
Buona prassi, sarebbe quella di raccomandare, soprattutto nell’attuale contesto storico, l’assunzione regolare, frequente e quotidiana di fonti di proteine di alta qualità quali, carni bianche, pesce, uova, latte e formaggi magri.
Tale assunzione dovrebbe essere sempre assicurata e attenzionata soprattutto nelle fasce di popolazioni più suscettibili a questo tipo di carenza nutrizionale.
L’assunzione di pesce oltre ad essere raccomandata per il buono apporto di proteine di alta qualità è anche fonte indispensabile di zinco e selenio, minerali direttamente coinvolti nelle risposte immunitarie e nelle integrità delle mucose.
La quota di fibre assicurata dal consumo di frutta, verdura e cereali integrali, deve essere sempre mantenuta alta poiché essa stessa la prima fonte di nutrimento per il nostro microbiota intestinale.
La fibra alimentare rappresenta infatti il principale alimento per i batteri del nostro microbiota, e la sua assunzione regolare e quotidiana permette la crescita selettiva dei batteri benefici per l’ottimale funzionamento immunitario. Il microbiota intestinale beneficia anche dell’assunzione di alimenti probiotici, quali latte fermentato, come il kefir, e yogurt. In quest’ottica va sicuramente raccomandato il consumo di latte, anche per il suo contenuto di lattoFerrina , sostanza questa ,che merita una particolare attenzione nel miglioramento delle resistenze alle infezioni virali.
La lattoferrina è una glicoproteina multifunzionale che si lega al ferro e svolge un ruolo importante nella regolazione immunitaria e nei meccanismi di difesa contro batteri, funghi e virus.
La capacità di trattenere il ferro della lattoferrina è correlata all’inibizione della crescita microbica, nonché alla modulazione della motilità, dell’aggregazione e della formazione di biofilm di batteri patogeni.
Indipendentemente dalla capacità di legare il ferro, la lattoferrina interagisce con le superfici microbiche, virali e cellulari inibendo così l’adesione microbica e virale e l’ingresso nelle cellule ospiti.
La lattoferrina può essere considerata non solo un fattore di difesa primario contro le infezioni della mucosa, ma anche un regolatore polivalente che interagisce nei processi infettivi virali.
La sua attività antivirale, dimostrata contro virus sia avvolti che nudi, risiede nella fase iniziale dell’infezione, impedendo così l’ingresso del virus nella cellula ospite.
La localizzazione nucleare della lattoferrina in diverse cellule umane epiteliali suggerisce che essa eserciti il suo effetto antivirale non solo nella fase iniziale dell’interazione superficiale virus-cellula, ma anche a livello intracellulare.
La capacità della lattoferrina di esercitare una potente attività antivirale, attraverso il suo legame con le cellule ospiti e / o le particelle virali, e la sua localizzazione nucleare rafforza l’idea che essa sia un importante mattone nella parete della mucosa, efficace contro gli attacchi virali e potrebbe essere utile applicarla come nuova strategia per il trattamento delle infezioni virali.
Per queste ragioni è raccomandato il consumo di latte fresco di alta qualità, e laddove trattasi di bambini allattati con latte materno, prolungare per un tempo ragionevolmente lungo l’allattamento al seno.
Articolo tratto da Dr.ssa Angela Dicorato